Sara Conte
Ingegnere




"L'acqua è considerata nei limiti del possibile una risorsa rinnovabile in quanto
l'ecosistema funziona anche da depuratore attraverso l'evaporazione, il passaggio
attraverso strati del terreno con capacità filtranti, etc.
Di solito si ritiene che il danno ambientale sia solo quello provocato dall'uomo con
le sue molteplici attività. In realtà il danno ambientale deriva anche da un complesso di modificazioni fisiche provocate dai fenomeni naturali che alterano le risorse naturali.
Voglio far notare che il pianeta attualmente sta attraversando un periodo di variazione
climatica ed è, quindi, facile prevedere che si intensificheranno le modificazioni degli
equilibri geoambientali, quindi si diffonderanno sempre più i danni connessi alla naturale dinamica
ambientale. Le dinamiche climaticoambientali (terremoti, dissesti idrogeologici, alluvioni)
provocano l'effetto serra, responsabile della siccità ambientale di preoccupanti fenomeni di
desertificazione e dello scioglimento dei ghiacciai.
I danni attribuibili alla variazione climatica naturale sono:
1) diminuzione e variazione della distribuzione della piovosità annua;
2) diminuzione delle portate idriche;
3) erosione di litorale;
4) ispessimento del suolo sui versanti carbonatici molto inclinati, ricoperti
da sedimenti vulcanici sciolti, con conseguente aggravamento delle colate rapide di fango
e detriti (vedi Sarno e Quindici).
I danni attribuibili alle attività antropiche sono:
1) variazione quantitativa del regime idrologico fluviale. Il deflusso idrico dei
fiumi campani durante il periodo non piovoso estivo veniva alimentato esclusivamente
dalle grandi sorgenti ubicate alla base dei rilievi montuosi costituiti da rocce carbonatiche.
La captazione delle sorgenti (Serino, Cassano Irpino, Caposele, Quaglietta, Sarno
Piedimonte Matese, Tusciano, Mingardo, etc) ha sottratto l'unica fonte idrica
estiva prosciugando il corso dei fiumi per diversi mesi dell'anno (fiume Calore,
fiume Sabato).
2. Inquinamento delle acque superficiali fluviali e marine (Sarno, Regi Lagni, etc) in
seguito al riversamento nei fiumi e in mare di circa 750 milioni di metri cubi all'anno di acqua
inquinata o solo parzialmente depurata;
3. variazioni della morfologia e del apesaggio, anche in aree costiere, connesse ad
attività estrattgive consistenti in diverse centinaia di cave di roccia, di detriti
calcarei, di pozzolana e di argilla;
4. inquinamento del suolo e della falda nelle aree in cui hanno persistito le attività
industriali per diversi decenni (Bagnoli di Napoli);
in particolare
5. inquinamento delle falde (es. Piana campana, Forino, Piana del Dragone) dovuto all'immissione
diretta nel sottosuolo di acque (circa 20 milioni di metri cubi all'anno di scarico
urbano non depurate provocando la'lterazione e l'inquinamento di ingenti volumi di acqua profonda (circa 600 milioni di metri cubi) che sono di importanza strategica per l'intera
regione.
Infatti, le acque che convogliono nella Bocca del Dragone alimentono vari paesi dell'Irpinia
del Napoletano e persino del foggiano.


In Italia la normativa quadro in materia di scarichi e inquinamento idrico è
il D. Lgs. 152/1999 e s.m. i. 258/2000

D: Lgs 152/1999: "Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della
direttiva 91/271/cee concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/cee relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole"

Obiettivi politici principali del nuovo quadro-nomrativo sono:
1 - prevenire e ridurre l'inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati; 2. conseguire il miglioramento dello stato delle acque e prevedere adeguate protezioni per quelle destinate a particolari
usi; 3. perseguire usi sostenibili e durevioli dlele risorse idriche con priorità per quelle potabili; 4. mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici nonchè la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate. Per raggiungere detti obiettivi vengono previsti: passaggi per migliorare la
manutenzione delle reti degli acquedotti e dei depuratori, adeguamento dei sistemi di fognatura.
Inoltre, il decreto prevede che gli scarichi siano accessibili alle autorità competenti per gli eventuali preleivi
e accertare le condizioni prodotte dagli scarichi.
Il decreto impone, come regola fondamentale, il divieto di scarico sul suolo, nel sottosuolo e nelle
acque sotterranee. Trattamenti particolari o valori limite da rispettare sono previsti per gli scarichi
nelle acque superficiali (Allegato 5). Infatti, gli scarichi in acque superficiali devono rispettare i valori limite
di emissione fissati dallo stato o quelli stabiliti dalle regioni.
Per raggiungere l'obiettivo di fondo previsto dalle legge, cioè scaricare in tabella e senza
danneggiare il corso d'acqua è opportuno sottoporre ad un adeguato processo depurativo le acque di
scarico. In realtà, nè la pregressa Legge Merli 319/76 nè l'attuale decreto 152/99 prevedono
l'installazione del depuratore come obbligo giuridico in senso assoluto.
Ma sia ieri che oggi le scelte metodologiche e pratiche per raggiungere tale obiettivo di conformità
normativa sono demandate in toto alla libera scelta del titolare stesso. E' ovvio che come scelta tecnica
risulta obbligatorio ricorrere al depuratore. IL decreto 152, seppur continua a non prevedere
l'obbligo di installazione del depuratore come imposizione giuridica diretta, percepisce l'esistenza
di fatti di tali impianti, li legge, e in qualche modo va a dettare regolamentazioni indirette le quali vanno comunque
a regolamentare la disciplina dell'impianto stesso e le situazione ad esso connesse.
Ancora, la norma non stabilisce i tipi di depurazione da adottare posto che i sistemi di
dcepurazione sono di più tipi e spesso si compongono fra di loro al fine di garantire il risultato finale
"depurazione dello scarico"; nè la norma prescrive quali debbano essere le fasi di depurazione
(grigliatura, sedimentazione, ossidazione); l'importante è che la combinazione di tutte queste tecniche
conduca al risultati finale che è quello di non inquinare.

Depurazione: generalità

La depurazione indica il complesso delle operazione atte a consentire sia l'utilizzazione
di sostenza non altrimenti idonee per la presenza di impurezze di varia natura, sia la restituzione
all'ambiente di sostanze naturali inquinate dai processi e trattamenti cui sono state sottoposte,
attraverso il recupero delle condizioni fisiche, chimiche e biologiche originarie, sia l'abbattimento
e il contenimento di prodotti nocivi presenti nell'ambiente come conseguenza di attività umane.
Le tecnologie di depurazione sono state sviluppate maggiormente quando, con il diffondersi dei
sistemi produttivi e di consumo di massa, è stato evidente che l'ambiente naturale
non era in grado di sostenere i crescenti livelli di inquinamento senza subire alterazioni tali
da mettere in forse la disponibilità delle risorse stesse.
La depurazione si ottiene, quindi, separando dal mezzo trattato (liquido o aeriforme) gli agenti
o le sostanze che ne determinano l'impurità: secondo la natura del mezzo e dei composti da separare,
si hanno svariati tipi di depurazione che tulizzano processi sia fisici che chimici sia biologici. Per
le vfarie operazioni richiestem veongo utlizzate apparecchiature specifiche genericamente indicate come depuratori.

Processo depurativo

Le fonti di inquinamento dell-acqua sono: 1) domestico: residui metabolici, fosfati, tensioattivi, etc.
2) industriale: metalli, solventi, etc 3) agricolo: fosfati, pesticidi; 4) zootecnkico: prodotti metabolici (sterco).
In un sistema di depurazione il liquame passa attraverso una serie di fasi successive per poter rimuovere completmanete le sostanze inquinanti presenti. Il tipo e il numero delle fasi sono in funzione
del tipo di materiali da trattare. Cosi come il dimensionamento dei vari impianti è in funzione del carico
inquinante e delle caratteristiche richieste per le acque finali.

Tipologie depurative

Chimico: utilizzati in impianti industriali con definiti e conosciuti prodotti inquinanti che possono
essere eliminati con una reazione chimica (ossidazione, neutralizzazione, riduzione);
Chimico/fisico: utilizzati per liquami che, con l'aggiunta di flocculanti, danno luogo a dei precipitati
che poi vengono rimossi meccanicamente;
Biologico: utilizzati per liquami contenenti sostanze organiche, sfruttando l'attività dei microrganismi batterici che si nutrono della sostanza organica presente nel liquame per riprodursi.

L'impianto di depurazione di Volturara è di tipi biologico.

Disinfezione

Negli effluenti domestici, industriali, ma anche all'uscita degli impianti di depurazione, si possono
ritrovare i seguenti microrganismi: microflora aerobica e anaerobica, batteri indicatori di contaminazione fecale,
batteri responsabili dei cattivi odori, virus enterici, batteri, bacilli patogeni, batteri dei ciclo dell'azoto, parassiti e funghi.

I microorganismi presenti nelle acque di scarico vengono solo parzialmente distrutti o rimossi
nel corso dei processi dei depurazione. I microorganismi si possono ritrovare concentrati nei
fanghi: ciò rappresenta un problema di smaltimento, specie se essi vengono utilizzati in agricoltura.
E' opportuno, quindi, ricorrere alla disinfezione.
Per disinfezione di intende la riduzione della popolazione batterica ad un livello
di sicurezza; per sterilizzazuionem invece l'eliminazione di ogni vita batterica.
La disinfezione e la sterilizzazione delle acque avviene principalmente con l'impiego del cloro.
Le problematiche connesse all'acqua come pure alle altre matrici ambientali sono molteplici.