Intervento del Presidente del CNAPPC ARCH. RAFFAELE SIRICA



Sirica ha aperto il dibattito partendo dall'incontro avuto ad Assisi dove
si sono consolidate le linee guida per portare avanti la tesi dell'architettura
contemporanea. Tutto ciò è partito temporalmente dal 1998 e fino a quella data
si era determinata una forma mentis culturale elefantiaca e statica senza riuscire
ad avere degli sbocchi architettonici moderni. E cosi che dopo 50 anni come
è stato fatto in francia ed in altre nazioni europee, ha stigmatizzato il presidente,
anche in Italia dopo 10 anni dalle linee guida stabilite si è passati finalmente
ad un'architettura contemporanea.
Ed oggi si è arrivati che mentre prima di architettura si parlava ben poco
oggi i massmedia hanno dato più spazio ed anche il Sole 24 ore ha cambiato linea.
Quindi mentre prima tutto era legato ad una tesi fondamentalista monetarista in cui
anche a livello di stampa l'architettura non veniva presa in considerazione, oggi
sul sito internet degli archietti archiword.it si trovano numerosissimi articoli di carta stampata
riguardante l'architettura. Quindi in questi anni l'azione è stata esercitata
soprattutto da chi lavora realmente nel settore urbanistico e non dalle università
che hanno svolto un ruolo elefantiaco senza incidere pesantemente sul sistema
politico per trasformare la legislazione.
Quindi i presidenti hanno un comportamento meno autoritario ed arrogante rispetto
ai docenti universitari e ciò ha portato i frutti grazie anche al consenso
e al numero elevato di architetti in Italia (120 mila).
"Noi facciamo politica professionale, siamo indipendenti da questo o da quel partito,
portiamo avanti degli interessi generali e la facciata di un edificio appartiene a tutti perchè appartiene a chi la guarda" ha dichiarato esplicitamente Sirica.
Nel 2008 a Torino ci sarà il congresso mondiale degli architetti e non si discuterà solo
delle nomine e dei ruoli con il linguaggio talvolta definito architetturese
complesso, (per parlare di una porta gli architetti la definiscono diaframma dinamico)
ma bisognerà parlare di tematiche semplici per far capire la complessità delle situazioni che è una complessità che inciderà sugli interessi
generali sui loro figli e sul pianeta. "La forza di queste azioni nasce da noi
e dai rapporti tra presidente ed iscritti, di partecipare alla vita dell'ordine,
di sviluppare associazionismo per portare avanti un processo che abbiamo definito
"democrazia urbana" il quale è uno slogan che non viene da noi ma che abbiamo
mutuato dai francesi e in particolare dai ministri della cultura francese che parlavano
di democrazia urbana a proposito del processo di costruzione dei concorsi. Concorsi
trasparenti, concorsi che fanno si che ci sia un'alleanza tra professionisti ,
amministratori, cittadini e istituzioni in generale in modo tale che le condizioni
da soddisfare nel bando di concorso determinano una progettazione condivisa.
La democrazia urbana è lo slogan non vuoto di contenuti ma fa riferimento
ad un'esperienza maturata in Francia dove le grandi opere di architettura costruite
e realizzate negli ultimi 20 anni hanno una legge sulle spalle che nasce nel '77 e che hanno
una pratica intensa per cui questa legge ha fatto parlare Urbani ed è stata letta dalla Melandri
Tutto ciò per far si che gli architetti attraverso questi processi di partecipazione sono
protagonisti evitando l'inserimento dei grandi gruppi economici che hanno a cuore
soltanto il profitto e che non hanno una visione salvaguardata che persegue
gli interessi generali, e quindi noi dobbiamo indicare l'industria verso obbiettivi
in cui viene mirato il profitto legittimo ma che perseguano gli interessi generali.
La nostra azione nacque ad Assisi nel 1998 quando appunto c'era questo momento difficile,
io ero presidente degli architetti di Napoli e vigeva per l'affidamento del mio incarico
un nuovo criterio nato proprio nella fase di discontinuità tra prima e seconda repubblica
un criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, la scelta del progettista
in funzione del portafoglio più gonfio, del tempo minimo di progettazione e del
prezzo più basso. Io ero presidente dell'ordine di Napoli e vi racconto un caso esemplare
per far comprendere bene ai politici, ai cittadini, ai giornalisti, agli uomini di cultura,
qual'era la condizione di quel momento. Era in atto la progettazione di un piccolo ospedale
di Castellammare di Stabia concorrevano non professionisti con un grande portafoglio
e giovani senza portafoglio ma addiritturra imprese di costruzione come la Lodigiani ,
Renzo Piano. Facemmo una battaglia a livello internazionale e la prima iniziativa
propositiva non di critica si tenne ad Assisi nel 1998. Noi facemmo una forte alleanza
con il Ministero della Cultura Francese, all'epoca direttore di dipartimento dell'
architettura contemporanea in Francia, c'era una consolidata tradizione
che derivava dalla legge del '77 francese che poi era stata recepita per la direttiva
architettura dell'85 e noi chiedemmo ai nostri amici francesi di venire in Italia
e di spiegare ai nostri politici italiani (Melandri) e cominciammo a porre un problema
di carattere politico citando una frase di Mitterand. Mitterand infatti esordì
come primo statista francese : "Non avremmo fatto nulla di positivo
se nei prossimi 10 anni non avremmo una nuova cultura della città e trasformato
le periferie in città. Altrimenti saremo falliti".
Questo discorso neanche un un architetto o un uomo di cultura lo farebbe, un discorso strategico
non congiunturale e individuato nelle trasformazioni delle grandi capitali europee ,
un volano per lo sviluppo. Quando si va a Parigi è difficile andare nel centro storico
ma si va in questi grandi spazi di architettura moderna, che sono sede dei principali
convegni. E così anche a Berlino, Madrid al contrario dell'Italia che non ha avuto questo
nuovo processo di ammodernizzazione. Anche se però abbiamo il paese più
bello del mondo in quanto non solo abbiamo un tessuto storico straordinario, da Avellino
a Benevento tesori di storia che si sono cristalizzati nell'architettura ma
anche abbiamo materiali straordinari, come la penisola incastrata nel mare e nelle
alpi. Noi abbiamo questa grande possibilità per cui nel turismo qualificato possiamo
avere il primo posto nella competizione internazionale. Questa fu la  sfida che noi
lanciammo nel '98.
E cominciammo questa lunga battaglia e ci trovammo degli alleati nel vecchio governo,
il primo fu Walter  Veltroni; iniziammo a fare delle battaglie impugnammo presso
la commissione europea un decreto Carer che assegnava gli incarichi con offerte
economicamente più vantaggiose, la corte di giustizia ci diede ragione.
Avemmo un momento difficile in quel periodo perchè si trattava di affrontare
una grande stampa contraria il sole 24 ore, il corsera, si diceva che la nostra
battaglia era corporativa. Uno dei massimi avversari era il direttore della
rivista "Edilizia e territorio" Giorgio Santilli che è il massimo esperto per
il sole 24 ore di questa vicenda. Dopo 6-7 anni che sono passati abbiamo avuto
il piacere e l'onore che proprio sul sole 24 ore Giorgio Santilli ha fatto
un'auto critica dicendo che questa battaglia è durata 10 anni, non era affatto
corporativa e che la vera questione è il concorso di progettazione, e che questa
procedura non molta conosciuta nel nostro paese dovrà avere uno sviluppo.
E proprio sul sole 24 ore è stato pubblicato una dichiarazione di Santilli il quale diceva
che il presidente Sirica ha un nuovo slogan "Democrazia Urbana".Abbiamo
vinto il congresso a Berlino facendo si che Torino fosse la sede del prossimo
congresso mondiale dell'architettura, la prima volta.
A differenza delle altre professioni abbiamo una rete organizzata su tutto il territorio.
Quando vincemmo assicurammo la sede di Torino e utilizzammo una metafora la mole
antonelliana come antenna che trasmette messaggi di democrazia urbana mediante la
rete organizzata degli architetti affinchè la qualità architettonica diventi un diritto
dei cittadini. E' compito nostro quello di lanciare valori in un momento in cui la politica
è disattenta, la politica è più impegnata in un momento di confronto personale, è difficile
sanare una politica che parla di valori quando invece la società lo richiede.
La qualità architettonica è un interesse generale, la procedura consigliata è
il concorso di progettazione, questo va fatto mediante la democrazia urbana.
Quindi associazionismo nei vari paesi, spiegare ai sindaci che questa ampia
occasione serve per far vivere i propri cittadini in tutte le realtà europee.
Quando gli architetti fanno questi discorsi trovano l'attenzione da parte dei sindaci.
I quali capiscono che questi processi attorno al concorso compresa la programmazione
dei concorsi che è una cosa di grande interesse, è il momento nodale .
In Germania quando si realizza un'opera pubblica
c'è uno studio verificatore che il patto all'oggetto avvierà dei confini amministrativi
ma non solo da un punto di vista economico, da un punto di vista spaziale, in Germania c'è
il master plan che accompagna la realizzazione di un'opera. Quindi si studia l'impatto
che un oggetto ha, cose che dalle nostre parti non si fa.
In Italia arriva l'architetto nessuno controlla, il documento preliminare non viene fatto
e se i dipendenti pubblici realizzassero questi aspetti non entrerebbero in conflitto
con i liberi professionisti e quindi ci sarebbe il motivo di stare tutti assieme
senza un motivo conflittuale tra liberi professionisti, sovrintendenti, e dipendenti.
Dobbiamo spiegare anche ai sovrintendi che una politica di alleanza ci vorrebbe e non
di censura e di una valorizzazione degli architetti all'interno delle strutture dello
stato.
Per circolare in europa l'architetto lo può fare, l'ingegnere no tranne l'ingegnere
civile questa è la regola europea, agli architetti va il coordinamento di azioni
specialistiche svolte da altri professionisti, noi abbismo questo ruolo storico e
biblico.
Dalla battaglia che abbiamo iniziato nel '98 è stato creato anche un forum europeo
delle politiche architettoniche, capimmo di non rimanere isolati, in quella
fase difficile era necessario quindi portare a termine uno scambio culturale
per fare meno politica e quindi è stata una battaglia avvincente che non è finita.
Oggi grossi gruppi europei sanno che arrivano sul mercato globale indiani, asiatici
e allora se non siamo insediati nella nostra realtà e non spieghiamo che l'architettura
non è un automobile o una pinza, bisogna conoscere il contesto rivendicando la grande
tradizione italiana dell'architettura che nasce col rapporto col contesto e non
la polemica degli architetti italiani con le affermazioni che arrivano dagli stranieri .
Non è una rivendicazione, rivendicare l'architettura italiana, perchè Renzo Piano
è stato protagonista in tutto il mondo, Aldo Rossi è riuscito a cogliere gli stili
di quella realtà senza compensare con le cose che faceva in Italia".
Nelle sue conclusioni Sirica ha fortemente sostenuto che l'architettura deve
puntare sulla qualità e nion ci si può permettere di realizzare opere pubbliche
a basso prezzo e scadenti.

è una realizzazione editoriale THE MOMENT