Intervento del Senatore della Repubblica Nicola Mancino




Alla domanda del Direttore del Corriere dell'Irpinia: "Della costituzione fatta
dai nobili della repubblica italiana cosa rimane e quel è il processo per recuperare
gli errori commessi?", il senatore ha risposto in modo molto preciso e determinato
mettendo al centro dell'attenzione la differenza tra revisione costituzionale
e riforma dell'impianto costituzionale. Per il senatore Nicola Mancino la prima
parte che riguarda i principi generali rappresentano il presupposto costituzionale
delle norme successive. In realtà nell'approvazione legislativa di una norma il giudice
verifica se essa è incostituzionale oppure non incostituzionale. Se viene approvata
una norma che è contro i principi fondamentali della costituzione, il giudice fa
valere i principi generali di quest'ultima.
E quindi, il senatore ha spiegato ai migliaia di studenti presente al Cinema Nuovo,
che bisogna tener conto dei principi fondamentali della costituzione.
Però nella pratica capita spesso che la legge nazionale può varcare la soglia della
competenza regionale, provinciale e comunale. Il caso della legge Lunardi ha determinato
il giudizio della Corte Costituzionale che ha ritenuto l'applicazione di tale nell'ambito territoriale dei comuni e delle province anche se quest'ultime
si fossero opposte in quanto competenti per territorio. E in questo modo la corte costituzionale
ha dato ragione alla Legge Lunardi e torto ai contestatori.
E di conseguenza, in base a questo caso, c'è la possibilità che una legge nazionale possa
interferire nelle competenze dei comuni e delle province.
Pertanto l'attribuzione delle competenze è stato mutato prima con l'introduzione della
riforma Bassanini, modifica del titolo V della costituzione italiana, e poi con
l'ingresso della devolution, il quale onorevole Bossi avrebbe preso spunto da ciò
che avveniva in Inghilterra.
Ed allora oggi si ha che la sanità, le scuole e la polizia amministrativa sono gestiti a livello regionale.
Gli effetti negativi, per Mancino, riguardano la differenza di risorse tra regioni
per cui chi ha più risorse riesce a gestire nelle migliori condizioni possibili
questi settori. Gli effetti negativi si ripercuoteranno sulle scuole locali
che non avendo forte copertura finanziaria non possono gestirsi in modo autonomo,
lo stesso ragionamento vale per le strutture ospedaliere pubbliche e per
il settore della polizia amministrativa.
E quindi il senatore ha puntualizzato che con l'introduzione della
devolution è venuta a mancare la comunione tra stato e regione
che incide negativamente sia sull'eguaglianza del cittadino indipendentemente
dal reddito e dal territorio.
Anche la riforma sanitaria ha suscitato delle perplessità innanzitutto perchè fa
parte della prima parte e riguarda un diritto del cittadino prioritario per le
sue esigenze quotidiane. Se l'organizzazione sanitaria ha bisogno di risorse
non tutti hanno le stesse risorse per cui il reddito della Lombardia è diverso
dal reddito della Campania. Anche sul piano scolastico funzionerebbe non solo
lo stesso ragionamento ma si vericherebbero le stesse situazioni economiche.
I problemi scolastici possono variare da luogo a luogo e ci potrebbe essere anche
una minore prestazione da un punto di vista culturale.
L'unità culturale non si può fare solo con i simboli e la riforma della seconda
parte ha inciso sul diritto dei singoli.
Alla seconda domanda del Direttore Responsabile del quotidiano Il Corriere dell'Irpinia
riguardava la concertazione e Mancino subito si è esplicitamente dichiarato ritenendo
la concertazione l'armonizzazione dei poteri finalizzata ai beni comuni, in un'epoca
in cui andando a svolgere un ruolo non è sufficiente ma si devono svolgere più ruoli.
E in tale contesto si ha che le regioni sono consolidate, le province altrettanto,
e quindi si vive in un momento in cui bisogna mettere insieme tutte le energie,
per proiettare l'eletto in una proiezione più vasta.
In realtà la revisione costituzionale è partita dal centrosinistra che ha modificato il
titolo V e se in Campania la regione non ha riconosciuto le competenze
del comune e della provincia è solo per motivi economici.
Ma quello che a Mancino non piace della riforma del governo Berlusconi riguarda
la rappresentanza. Se prima al governo c'era una partecipazione mista, esistevano
i delegati regionali, adesso c'è da preoccuparsi, perchè la rappresentanza è centrata
tutto sul premier. Il Premier godrà di potere assoluto, e nel caso in cui ci fosse
la prima sfiducia, il governo dovrebbe cessare di esistere e rifare le elezioni .
I governi italiani, ha raccontato agli studenti, sono stati deboli e molti, in Germania
si sono avuti solo 8 governi e Mancino ha messo sotto accusa il governo Berlusconi
che ha mantenuto il segreto sui cambiamenti dei suoi Ministri, dal Ministro degli
Esteri prima, poi con Scajola, Tremonti etc. Il governo non si è mai espresso
sulla modalità di cambiamento, ossia per quale motivo ci sono stati questi cambiamenti.
E ciò è un fatto grave perchè l'opinione pubblica deve conoscere le motivazioni
a riguardo. In conclusione, per il senatore Mancino la riforma dell'impianto costituzionale non doveva
esserci ma ci doveva essere una revisione costituzionale, la devolution e la centralità dei poteri al premier si potevano evitare.