Presidente dell'Unione Regionale Campania
Gennaro De Mare




"Negli ultimi anni, anche per l'impegno profuso da chi governa il nostro
territorio, le Amministrazioni provinciali hanno acquistato una nuova vitalità
riconquistando un ruolo, spesso appannato, nell'assetto istituzionale degli Enti locali
caratterizzandosi per essere un fondamentale raccordo politico ed amministrativo
tra i comuni e le regioni, oltre a maturare ed affinare competenze proprie
di rilevanza decisiva per lo sviluppo e la tutela del territorio.
Tra queste un profilo di avanguardia spetta, com'è noto, alle competenze in
materia di urbanistica e governo del territorio.
Su questo punto, la legge regionale n. 16/2004, che rappresenta una prima sistemazione
organiza della materia dopo la riforma del titolo V della costituzione, certamente valorizza
ed esalta il ruolo delle province in un'ottica di decentramento amministrativo voluto
dal costituente, che non deve diventare trionfo del municipalismo in senso negativo,
ossia del particolarismo dei singoli comuni, essendo indispensabile ragionale e pianificare
in termini più ampi sul futuro strategico della nostra regione.
In questo senso, il disegno del legislatore regionale appare coerente e di ampio respiro,
riservando alla Regione le sole attribuzioni pianificatorie e di indirizzo generale
così delegando alle singole province campane tutti i compiti amministrativi e di controllo
sui piani urbanistici locali, nonchè la redazione del paino territoriale di coordinamento,
che assume una funzione strategica nell'intero sistema di pianificazione regionale.
Provenendo dall'esperienza di amministratore locale, comprendo appieno l'importanza
di un referente diretto ed immediato, qual è la provincia, per affrontare i problemi di
portata sovracomunale e contribuire alla risolzuione dei possibili conflitti tra comunità
locali nelle scelte pianificatorie.
Non volendo scendere nei tecnicismi e negli approfondimenti sia giuridici che prettamente
urbanistici, mi limito a sottolineare come il piano territoriale di coordinamento provinciale
nello spirito della L.r. n. 16/2004, deve provvedere a concretizzare le linee direttive
della pianificazione regionale in termini complessivi mediante l'individuazione degli elementi
caratterizzanti e tipici del territorio provinciale, i carichi insediativi ammissibili
nelle singole aree, ovvero la possibilità di accogliere nuovi insediamenti residenziali
e, sopratutto, la localizzazione delle opere infrastrutturali di interesse intercomunale
e sovracomunale.
Come si vede, lo strumento pianificatorio provinciale non è una somma di petizioni
di principio o di mere dichiarazioni di volontà, quanto piuttosto l'indicazione,
su area vasta, della concreta pianificazione cui i comuni dovranno attenersi, addirittura
mediante la fissazione di limiti vincolanti per gli enti locali minori.
Ovviamente questo processo pianificatorio non deve e non può avvenire dall'alto, contro i
comuni, ma è essenziale che tutti gli enti coinvolti partecipino alla formazione del piano
attraverso una consultazione di massa che coinvolga anche le forze economiche e sociali, la società
civile, l'associazionismo, il mondo della cutlura e delle professioni, in modo trasparente
e democratico.
E' importante ancora evidenziare come il ptcp assume concretamente una portata generale
estesa anche ai profili culturali ed ambientali, valendo a tutti gli effetti come piano paesistico;
inotre, riveste una fondamentale connotazione in tema di protezione civile e misure per prevenire le calamità naturali.
Si tende, in altri termini, a concentrare nel piano tutti gli aspetti connessi ed integrati
con la pianificazione urbanistica e territoriale, evitando di frammentale competenze in strumenti diversi, spesso poco coordinati tra loro.
Quanto al procedimento di formazione del piano, ferma restando l'esigenza di coinvolgimento
diretto delle collettività locali, senza la volontà di imporre dall'altro scelte ed indirizzi
non condivisi, molti autorevoli commentatori hanno già evidenziato come venga mortificato
il ruolo dei Consigli Provinciali, ridotti ad un intervento successivo laddove i contenuti
del piano sono già delineati.
Ritengo che si tratti di una scelta non condivisibile politicamente, oltre che discutibile sotto
il profilo giuridico, dal momento che spogliare le Assemblee elettive di un compito così
rilevante, facendole intervenire a "giochi fatti", contribuisce anche ad alimentare una
sfiducia nelle isituzioni. Sarebbe stato opportuno probabilmente riservare ai consigli provinciali
la definizione di un progetto preliminare di piano, per poi demandare alle giunte la concreta
definizione dei contenuti.
Un altro aspetto importante della nuova legge urbanistica regionale va individuato nella semplificazione
deie procedimenti di approvazione dei piani comunali, la cui competenza resta concentrata
in capo ai Comuni medesimi, cosicchè alla Provincia, in luogo della regione, resta riservato un
compito di controllo successivo diretto a verificare il rispetto delle leggi e del
ptcp, introducendo anche forme di collaborazione, attraverso l'indizione di un'apposita
conferenza di servizi, per modificare il piano comunale e renderlo compatibile con
le disposizioni vigenti.
Anche questa norma è dettata dalla lodevole esigenza di comporre i conflitti, ricercando
in via collaborativa soluzioni condivise.
In conclusione, mi preme evidenziare che la legge n. 16 del 2004 è in una fase di rodaggio
se non di pirma applicazione, per cui occorrerà capire come verrà interpretata ed applicata.
Le province campane dovranno fare la loro parte per sfruttare le potenzialità della legge in modo
che diventi un utile strumento per la riqualificazione e lo sviluppo del territorio,
innanzitutto salvaguardando le bellezze ambientali, cutlruali ed artistiche della nostra
regione, recuperando i centri storici fatiscenti ed abbandonati, favorendo l'insediamento
di attività produttive sostenibili ed eco-compatibili, migliorando il sistema infrastrutturale
ed i servizi sociali, canbiando il volto delle nostre città, troppo spesso in presa
a quel degrado civile e sociale che favorisce la crescita della criminalità organizzata.
La pianificazione urbanistica, in effetti, è lo strumento principale per l'attuazione del programma
di governo su cui abbia chiesto il consenso degli elettori. La sfida della classe politica della campania - a partire da tutti i vari livelli istituzionali, amministratori provinciali in testa - sta nello sfruttare le opportunità
della legislazione regionale, esaltando il confronto e la collaborazione perhcè le
nuove norme vengano attuate nell'interesse delle collettività locali e costituiscano
il punto di partenza per una svolta nel governo del territorio regionale.

è una realizzazione editoriale THE MOMENT