LA PITTURA NAPOLETANA
E LA PINACOTECA PROVINCIALE DI SALERNO


E dagli stessi quadri che lui ha presentato, alla folta presenza dei rotariani, ha voluto far vedere che
i caratteri della pittura napoletana emergono ovunque.
Di conseguenza richiama attraverso questi quadri una nota significativa, quella della metamorfosi di Ovidio
focalizzando sulla pittura meridionale la discussione; in realtà l'ex cursus delle metamorfosi è stato un momento di ripresa delle tematiche più sentite mediante una codificazione di stampo spaziale, enumumerativa, soprattutto di
riduzione all'essenziale. Dalla prima immagine è molto vitalizzante l'apporto della pittura napoletana
In questo caso Giordano è la vera conquista sul fronte del rinnovamento iconografico, siamo difronte ad
una personalità emergente con una forte capacità
tale, di trasformazione dei concetti.
Solo in alcuni momenti e nella Venezia dell'epoca si fa riferimento al profano, si esce dal seminato.
Ovviamente tenendo presente nel momento in cui si è subìto il condizionamento della controriforma per
i pittori che non dovevano fuoriuscire dalle linee programmatiche di un discorso rivolto ad un devozionismo puro
e semplice, non è il momento in cui
si assuma un comportamento deviante scegliendo qualche seduta appartata per collocare i dipinti perchè
guai se qualcuno li vedesse; tutta questa oppressione controriformistica solo a Venezia si poteva esprimere. In realtà il 600
i pittori giocano sull'alternativa, il trionfalismo barocco permette di scegliere delle strade idovative.
Ci si accosta alla pragnanza, al naturalismo, a questo senso della corposità, carnarietà.
La mostra presentata dalla pinacoteca provinciale non si è basata allo stesso modo delle altre, accentrandosi
non su una sola città d'arte ma su tre porti principali Napoli, Venezia e Genova. A questo punto che questa circolazione
di interessi anche comuni, il pittoricismo, per la svolta di stampo rubensiano, che anche Giordano recepisce
questo nucleo vitale di opportunità, è visto secondo questa triplice dimensione.
"Non è cosa da poco ma non dico cosa è stato prendere questi dipinti ed ottenerli tant'è che poi nel trasporto
su Salerno è chiaro che abbiamo una riduzione del 50% delle presenze dei dipinti perchè molti hanno ritenuto
di non dover prestare all'Italia Meridionale" ha sottolineato il Prof. Pavone. "Abbiamo dovuto di conseguenza giocare su Genova perchè evidentemente è più sicura", ha precisato il Prof.
QUADRO APOLLO E DAFNE. In questo si può interpretare che il contatto non funziona, non è amoroso ma è di tipo sfuggente.
La ragazza Dafne che sugge si trasforma in alloro e quindi sfugge definitivamente al contatto.
Giordano gioca su effetti illuministici e anche tenebristici, perchè il contrasto luci-ombre ossia l'irragiungibilità
della preda di questo mancato amore.
PAN E SIRINGA . Pan non fa altro che stringere queste canne che poi sono destinate a diventare la famosa zampogna.
Non si gioca solo sul figurativo, sull'estensione alla fauna e alla flora c'è un impegno notevole. Questi pittori
sono impegnati nondimeno sul fronte religioso, devono accontentare questa committenza ecclesiastica ma in qualche
modo si riservano delle sorprese in settori alternativi che sono case nobiliari, o della borghesia in ascesa come
nel caso di Napoli. Del corporeo molto sentito si fa vivo un seguace di Giordano, De Matteis, dove si ha la fusione dei
corpi, ed emerge un'altra violenza, violenza all'inverso, la donna è quella che decide. Evidente la figura di cupido che gioca con la fiaccole e la freccia.
FUGHE. Di fughe c'è ne sono di diverso stampo, In ambito genovese il fallimento di Pan che insegue Siringa è segnato
da questo moto vorticoso che avvolge la figura in primo piano però ne connota anche i caratteri.
In Ferrari si genera la trasformazione del filone pittorico, il
senso di arrotondamento dei panni, sta a significare l'uomo lasciato alla libertà. E quindi c'è una trasformazione
nel linguaggio dal tardo barocco all'altro tipo di pittura.
NETTUNO E CORONIDE. Un altro dipinto importante è quello tra Nettuno e Coronide che dà un senso tenebrico,del
chiaroscuro forzato proprio per far sentire l'avvicinamento dei corpi però c'è anche questo sfuggire e in questo caso
l'intervento di Minerva porta alla castità della figura femminile. E' interessante fare il confronto con il disegno
che è possibile ritrovare in quell'occasione ed è quello che vediamo dove è più attinente al racconto delle metamorfosi
ossia l'evento si svolge sulla spiaggia, Nettuno vede quella fanciulla sulla spiaggia è colto dal desiderio
ma nell'inseguire ha un limite anche in questo caso vediamo che Lei mette le ali ed è pronta a volare e c'è
l'intervento di Minerva figura femminile che sta sopraggiungendo e quindi toglie ad Io ogni possibilità
di intervento. Ora la caratteristica di quella mostra fu anche quella di individuare dei nodi fondamentali
uno di questi nodi erano sicuramente gli inseguimenti, le trasformazioni difensive. O lui o lei si difendono
rispetto alla loro volontà. Nelle altre vicende, a parte il protagonismo di Giove che domina in maniera quasi
globale, e quindi di tutte le figure femminili ad esso correlate. Quello che dicevo riguarda i rapimenti
che è un'altra delle violenze, questa volta irrefrenabili e che non ammettono deroghe e poi abbiamo le punizioni.
Attraverso le punizioni vediamo in molti casi anche divinità che sono soggette ad addolorarsi.
La vicenda di Io è molto particolare perchè pittura in base alle possibilità notevoli, una di queste è di partire
da Giove che si trova con Io nascosto nella terra che però viene visto da Giove. E quindi nonostante le nubi
Giunone decide di punire questa figura. La punirà, la catturerà, perchè Giove è più veloce e la trasforma in
vacca, da quel momento sarà portata da Giunone ad Argo il suo pastore fidato.
Che succederà? Giove manderà, per liberare Io, Mercurio ad uccidere Argo e l'operazione riuscirà perfettamente.
A questo punto la sconfitta è Giunone che dovrà raccogliere i 100 occhi e distribuirli sulla coda del pavone.
Pittoricamente ci sono una miriade di trasformazioni. Un'attenzione particolare a Rubens perchè in questi suoi
dieci anni dal 1600 al 1610 è presente in Italia, il motore del barocco ci aiuta soprattutto ad anticipare
le radici del barocco.
Perchè spesso si pone il 1630 come termine di partenza, mediante Rubens abbiamo la possibilità di anticipare
questa corrente determinante per l'evoluzione della pittura e per l'allegerimento dal passato, di un passato
compromesso dall'ingerenza della chiesa nel sistema figurativo.
E qui abbiamo una sorta di capolavoro, altro pittore molto impegnato sul versante religioso, in questo caso si libera
da tutti i vincoli e crea questo momento in cui Giunone consegna ad Argo, Io. In questo caso c'è da fare
i conti con un classicismo ben evidenziato dall'artista.
Un altro elemento di allegerimento è dato dal fatto che Argo è rivisitato in tutta la sua bellezza, come un'atleta
non torniamo a quella memoria di stampo medievale, in verità, in cui lui compariva con tutti questi occhi
che costellavano la testa e quindi è una rivisitazione integrale.
Vediamo la trasformazione avvenuta e privilegiata di Io in primo piano anche perchè c'è il rapporto
quasi colloquiale di Giunone e Giove nella parte superiore.
Lo spostare l'attenzione sulle punizioni è Diana che si vendica contro ...... che l'ha vista nuda insieme
alle compagne.
E qui Luca Giordano continua a passare dal religioso al mitologico con grande leggerezza.
Un'altra punizione, Pietro Liberi che coglie il momento tra Diana e Caldisto. Per posssedere Caldisto, Giove si
è trasformato in Diana precedentemente quindi l'ha ingannato, ed è la figura cardine di tutto questo raggruppamento
femminile nel momento in cui si troverà al nono mese che la scoperta sarà dichiarata e quindi la punizione non
mancherà da parte di Diana.
"Proprio in quell'occasione della mostra ci fu possibile trovare questo affresco staccato che oggi si trova
solo da noi in collezioni privata in calabria ed è documentato da Giordano. E appunto per il marchese Riccardi
fu eseguita Atlanta e Pomea che in qualche modo ripercorre il nodo di sodio della vittoria del giovane Pomea
su Atlanta, una vittoria giocata sulla malizia, nel senso che lasciò cadere queste tre palle che egli aveva
dato a venere e che Atlanta raccoglie e lei distratta nel raccogliere questi pomi d'oro perde la gara.
Ha un seguito poi crudele, lui dimentica di ringraziare la divinità la quale si vendicherà. Poi tutti e due saranno
perseguitati fino a quando si trasformeranno in leoni.
La Seconda MOSTRA. "E' la circostanza in cui il principe Ruffo di calabria mi chiese di recuperare la memoria
del passato così glorioso della famiglia Ruffo.
Il principe Ruffo sapeva bene che il suo antenato che era Don Antonio Ruffo era stato collezionista d'eccezione.
Grazie al porto di Messina ci fu questa possibilità di avere numerosi dipinti.
Il filone settecentesco era stato dimenticato, eppure si era tentato di inventare dei beni.
Dipinto di Francesco Solimena viene codificato un santo che guarda caso si chiama San Ruffo e cioè uno di questi
santi vescovi nei primi secoli del cristianesimo e venerato a capo, però dimenticato. In quest'occasione viene
riproposto perchè riportato in auge, appunto da essere glorificato, e da essere sull'altare maggiore della
cappella.
Solimena fa intravedere un ricordo del passato in chiave barocca.
I caratteri di collezione degli Scilla. Una predilezione per Francesco De Mura che nel 1748 che raffigura
il principe Guglielmo Ruffo di Scilla e in una Sua presenza napoletana.
Napoletanità nell'insieme si deduce anche da questo confronto che mi sembra legittimo, imprescindibile con
il dipinto di Solimena che aveva raffigurato il principe Spinelli. Non solo troviamo gli stessi abbigliamenti,
le stesse connotazioni, ma ritroviamo lo stesso colore. Questo è un percorso significativo, ma aiuta a capire
come la presenza di molti bozzetti del De Mura nell'ambito di questa collezione fosse in linea con una preferenza
dichiarata.
Questo quadro di Stanzione che si trova nella cappella del pontefice, questo dipinto compare in un altro che
mi è stato possibile riferire alla famiglia Ruffo.
Di questa scena non si è mai capito chi fossero i nobili raffigurati.
Poi ci sono dipinti di Ribera e Giordano e tanti altri ".

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